giovedì 28 maggio 2015

L'uomo delle ciliegie


"Pirulì pirulà", la musichetta a tutte le ore.

Si chiama WhatsApp la moderna dannazione genitoriale. Finché si parlava di compiti, di informazioni basilari, scambio di appunti, date da segnare, benissimo. Col passare del tempo, l'applicazione si è trasformata in una chat permanente, con genitori che si messaggiano di continuo, un flusso infinito di commenti, rimbrotti, scherzi, battute, improperi, notizie, richiesta di consigli.

A volte ho l'impressione che i figli ci guardino da lontano e dicano "ma davvero da soli non riescono più a cavarsela?!…"

Lasciamo queste risposte a sociologi e psicologi.

Esiste, però, un possibile salto di qualità. E bisogna tenerne conto. Nel nostro Comprensivo ne abbiamo avuti diversi esempi.

Già postai quell'episodio di mesi fa, con le notizie che rimbalzavano di telefono in telefono circa un tentativo di rapimento di una bimba da scuola. Si parlava di stranieri, di slavi. Subito scrissi che avremmo approfondito, e che se la cosa veniva smentita, qualcuno avrebbe potuto affrontarne le conseguenze. D'incanto, la catena dei "pirulì pirulà" s'interruppe. Approfondimmo, e le cose non erano andate come si stavano divulgando. Ovviamente, lasciammo cadere ulteriori possibili sviluppi.

Ieri, ci siamo ricascati. Un uomo, ai giardinetti, allunga delle ciliegie ai bambini. Un comportamento evidentemente strano, in questi tempi aridi di relazioni. Quindi, giusto attenzionarlo, lo scrupolo, ecc. Subito, alcuni genitori si mettono sul chi vive, di questo non si può rimproverarli. Forse, però, a nessuno è venuto spontaneo un modo diretto di verifica su testo e contesto, avvicinandosi, cercando di capire. O forse sì, ma non è bastato. Ormai la reazione automatica è un'altra, che riguarda tecnologia e responsabilità.

Voi sapete benissimo quale, inutile che stia a specificarlo, visto che il batti e ribatti arriva anche alla famiglia del tizio in questione, che ora reagisce, inoltrando denuncia, e la cosa finisce sul giornale.

Siccome lo strumento che abbiamo tutti tra le mani è maledettamente utile, in caso di bisogno reale, se male utilizzato può ottenere effetti diversi. Di questo dobbiamo rendercene conto, e ragionarci un po' su.

Ora, mi metto nei panni di quelle mamme e di quei papà - non so bene chi, dove e quando - che hanno avviato in buona fede la catena informativa sull'uomo delle ciliegie.

Spero vivamente che l'esito di questa vicenda NON SIA quello giudiziario. Ma ci vorrà coraggio e inventiva, da parte nostra. La proposta che faccio è di chiedere un incontro compensativo tra la famiglia del signore, nel caso sia possibile lui stesso, e TUTTI NOI.

Magari proprio ai giardinetti.

Sarà un'occasione per spiegarsi, per chiarirsi, per imparare insieme qualcosa di importante sulla necessaria responsabilità e delicatezza nel muoversi nella cristalleria di una comunità interconnessa. Anche per quell'uomo e la sua famiglia. Perché, avvicinarsi ai genitori e dire: "Posso dare un po' di ciliegie ai bambini", non costava nulla.

Che ne dite?

Lorenzo Calza
Presidente del Consiglio d'Istituto

3 commenti:

  1. Ho ricevuto uno dei primi messaggi via telefono: si trattava di un'informazione abbastanza neutra, rimbalzata sul mio cellulare chissà da dove. Certo, c'era la foto. Mi ha fatto un po' impressione perché quel tizio non l'ho mai visto in faccia. Poco tempo dopo mi è arrivata la smentita. Pensavo che la cosa fosse finita lì, ma poi ho letto la versione che ha circolato in centro e a ponente. Se riesco a recuperare il messaggio che è arrivato a mio marito, lo posto, perché è orrendo e immagino quanti cuori di mamma abbia turbato e atterrito.
    E adesso leggo della denuncia.
    Chissà cosa pensa chi l'ha ricevuta. Chissà se è più scioccato, dispiaciuto o indignato.
    Io, comunque, mi vergogno.

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  3. Hai ragione Lorenzo. Spiace dirlo, ma dobbiamo, tutti, fare un esame di coscienza. Perchè restiamo tutti inorriditi al primo articolo di baby bullismo, ma, in fondo, i primi ad esserlo siamo noi con i giudizi sommari, con i commenti a freddo.Io anche mi vergogno sebbene non l'abbia inoltrata, ho pensato, "Caspita! Grazie dell'informazione! " Poi, quando ho letto di amiche anche in centro storico che l'avevano ricevuta, ho cominciato ad avere dei dubbi, ma oramai il tam tam era già partito.
    Perciò, quando leggeremo dell'ennesima/o ragazzina/o perseguitato via web, prima di gridare alla cattiva educazione dei genitori, degli insegnati, della società moderna, ecco, fermiamoci e guardiamo vicino, e, prima di scrivere , parlare, ragioniamo.

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