venerdì 30 gennaio 2015

Se i genitori 2.0 sfidano la scuola ferma al palo

Interessante articolo su WIRED, segnalato da Mariacristina. Lo allego di seguito, per stimolare riflessioni. In me ne ha stimolate, circa i tempi difficili in cui viviamo e questo continuo aggiungere figure di riferimento, strategie organizzative, su un terreno problematico nei suoi fondamentali, nei contenuti culturali e pedagogici.
Dite la vostra, per una volta non su uozzàpp

De Pres




La storia del maestro di Lessolo che, dicendo alla classe la frase: “Smettiamola di fare i cretini“, non solo è stato sospeso dal servizio ( e poi reintegrato) ma ha provocato uno sciopero della frequenza scolastica, ha avuto grande richiamo sui giornali nazionali.
A fare notizia, non è stato l’atto in sè, ma il ruolo decisivo dei genitori, che non solo hanno protestato, ma hanno deciso di tenere i figli a casa, per dare voce e risonanza al loro malcontento.

Che lo si voglia o meno ammettere, anche questa – o soprattutto questa – è la scuola 2.0
È una scuola 2.0 di fatto, perché non solo gli alunni, ma anche i genitori, sono fortemente digitalizzati.
Quasi tutte le mamme, e molti papà, fanno ormai parte di gruppi di genitori, condividono e chattano su Facebook, richiedono aggiornamento e feedback costanti rispetto a quello che succede in classe, si relazionano dando quasi sempre la propria opinione.

La maestra dà troppi compiti? Pochi compiti? I bambini sono più avanti con il programma rispetto all’altra sezione? Sono più indietro? La professoressa pretende troppo? La classe va in gita in pullman? E se l’autista fa un incidente? Si potrà mandare un sms all’insegnante alle 11 di sera per avvisare che il bambino era stanco e non ha fatto i compiti?
La scuola italiana è completamente impreparata a gestire il costante scambio di informazioni, di giudizi, di pareri e di ansie. E dire che si stava meglio quando ci si fidava ciecamente della maestra – che aveva sempre ragione – non serve assolutamente a nulla.
Se è importante, anzi fondamentale, ragionare sulla nuova didattica digitale, non si può far finta che, mentre la scuola nei suoi consueti tempi biblici si aggiorna, tutto il contesto resti immutabile.

La fiducia tra genitori e insegnanti viene sempre meno per diverse ragioni ( tra le quali lo scarsissimo investimento sulla formazione del personale scolastico). Ma assume un ruolo fondamentale anche la continua ricerca di feed back, di confronto e di rassicurazione, amplificata dalla dinamica di gruppo – o addirittura  di branco – che allarga le ansie dei singoli facendole esplodere nelle chat.
Davanti a questo confronto mancato, la scuola è rapidamente passata da luogo di delega a luogo di sfiducia. Anche per questo i genitori – mi sia consentita una generalizzazione – ascoltano sempre meno e parlano sempre di più, perché spesso semplicemente non si fidano.
È un male? È un bene?
Ognuno può avere le sue opinioni. Quello che è certo è che la scuola non può continuare a far finta che tutto continui come prima. Davanti ad un panorama così ribaltato nelle sue fondamenta, la famosa digitalizzazione non può più avere a che fare soltanto con l’aumento delle ore di informatica.

La formazione dei più piccoli si basa infatti sui patti educativi: se genitori e insegnanti sono in perenne guerra fredda, sono gli studenti a vivere quotidianamente una situazione simile a quella di una famiglia sull’orlo del divorzio.
E come avviene per le coppie, se si vuole ricostruire un rapporto anche tra gli agenti educativi, non basta dirsi: “Stiamo insieme per il bene dei bambini“.

Io non credo che né i genitori né gli insegnanti possano frenare questa deriva, che porta con sé una sofferenza continua degli studenti.
Ma, del resto, non si può continuare ad ignorare questo baratro in continua crescita.

Per non subire una simile trasformazione sociale, ma incanalarla in un sistema aggiornato, forse potrebbe essere utile una figura esterna: un insegnante distaccato, o addirittura una sorta di mediatore sociale, presente all’interno dell’organico scolastico, che possa bilanciare le richieste dei genitori con le possibilità della scuola; raccogliere le domande, i suggerimenti e anche le ansie spesso ingiustificate, facendosene portavoce con gli insegnanti di classe, ma ricostruire parallelamente un contesto di fiducia e di delega da parte dei genitori.
L’istituzionalizzazione di una figura come questa in ogni plesso costa molto di più delle lavagne multimediali, e luccica di meno.
Ma persino la politica si è accorta che per digitalizzazione non si intende soltanto saper utilizzare il pacchetto office, ma anche il cambiamento strutturale nel rapporto con i rappresentanti e le istituzioni. E per questo – nel bene e nel male – sta cambiando modalità di relazione, di rappresentanza e soprattutto di comunicazione.

Se vogliamo togliere gli studenti dal tritacarne della schizofrenia scolastica – un lungo periodo di almeno dodici anni in cui gli viene chiesto di essere sempre più bravi all’interno di un’istituzione in cui i genitori ripongo sempre meno fiducia – bisogna riorganizzare il sistema.
Se i genitori chiedono ascolto e confronto, bisogna saper raccogliere questa esigenza.
Se gli insegnanti non riescono più a lavorare e si chiudono a riccio di fronte alle richieste ingestibili e a volte diseducative dei genitori, bisogna aiutarli.
E questo non perché gli uni o gli altri abbiano sempre ragione, ma perché la ricostruzione di un clima di fiducia è sempre l’unica strada per evitare i divorzi dolorosi.

Vanessa Niri


 

mercoledì 28 gennaio 2015

Il giorno dopo la memoria

Ho lanciato questo sasso su Facebook, a una vasta platea, in tutta Italia e non solo.
"Quesito per genitori e insegnanti. Nella classe di vostro figlio, ieri, si è parlato di Giornata della Memoria? Mi interessa anche sapere qual è il livello scolastico: elementari, medie, superiori…"

Di seguito, le risposte (criptando i cognomi), a cui potete aggiungere le vostre, oltre a ricavarne le dovute indicazioni:

LORENZA: Sì...e hanno proiettato "La vita è bella".[mio figlio fa la quinta elementare]
SABRINA:  no. non ne parla nessuno. nonsannno cosa dire..solo nel Liceo Artistico di mio figlio ...  io farei vedere il Pianista..farei leggere Orlev. qui a Milano c'è il binario 21...meglio l'acquario..sono anni che lotto..
MICHELA: Si la direttrice stessa solo alle quinte e alle quarte...al colombini dalla grande quasi
DANIELA: Sì. Li hanno portati a vedere "Corri ragazzo corri". Mia figlia è in prima media.
MARCO: il mio l'hanno portato a teatro a vedere uno spettacolo a tema...4° elementare!
LUIGI: Sì e approfittando del fatto che una bambina curiosa portava in classe da giorni il suo ''Diario di Anna Frank'',hanno deciso di leggere qualche passo,promettendosi di farlo con continuità durante l'anno. (IV elementare)
STEFANIA: No! Hanno giocato con la neve (vivo in Svizzera)
MA: Nelle scuole italiane all'estero si. Si lavora per almeno un mese. Si fanno lavori scritti. Film. Conclusioni. 
DANIELA: mia figlia, quarta elementare, è andata a teatro a vedere uno spettacolo sul campo di Terezin.
STEFANIA: Le mie figlie vanno in scuole svizzere non italiane ! Credo che ci sia un tempo per tutto... Far conoscere presto la storia del fallimento umano, secondo me non ha senso! Bisogna smuovere le coscienze degli ADULTI non oscurare l'ingenuità dei bambini! 
VALENTINA: Si...primaria. 
MICHELA: Si la direttrice stessa solo alle quinte e alle quarte...al colombini dalla grande quasi 0. Mio figlio quinta elementare,la grande liceo
KATIA: Nella classe di mia figlia, 3^ liceo, hanno fatto osservare un minuto di silenzio, senza però nulla spiegare, senza dire che il 27.1.45 vennero aperti I cancelli del lager di Auschwitz. ... 
STEFANIA: Il silenzio... bella cosa! Ma senza spiegare è strano no? Cosa avranno pensato i ragazzi in quel minuto ?! Katia?!
GIUSEPPE: e dal 20 che ne parlano ,3° e 5° elementare.......
MICHELA: Certo magari parlarne anche in casa aiuta....i miei figli sono molto ben informati sull'argomento e reputo la cosa necessaria e giusta!
KATIA: Mia figlia stessa ha criticato questo comportamento, Stefania. È che si dà tutto per scontato, ed è proprio qui che si annida il pericolo. Sempre.
ANGELA: Ho due figli, Rosalbino di 18 e Margherita di 9. Frequentano rispettivamente il quinto liceo scientifico e la quarta elementare. Son tredici anni che ci sorbiamo sta manfrina! Progetto Gutemberg compreso 
KATIA: Angela: "manfrina"?
MAURIZIO: Due bimbi, materna ed quinta elementare. Al primo no. Alla seconda sì. La maestra ha parlato loro del nazismo, dei campi, dello sterminio, dei camini e delle docce, dei capelli e dei denti. Io, come tante altre volte, sono orgoglioso della maestra di mia figlia. Grazie alla quale agata conosce i sabini e gli egiziani, ma anche i Beatles, martin luther king, Nelson Mandela, JFK, Hitler, Stalin, Ho Chi Min. Scuola pubblica, Firenze, quartiere piccolo medio borghese. 
MAURIZIO: "Manfrina"? Spera non tocchi mai le nostre famiglie Angela. Perché le nostre comunità, invece, ne furono toccate, eccome. 
STEFANIA: Maurizio... posso chiederti cosa pensa la tua bambina? Curiosità e per approfondire la cosa! Grazie
MAURIZIO: Ne abbiamo parlato a colazione, anche con il.piccolino. Non le ho chiesto di valutare, ho solo ascoltato il suo racconto. Era emozionata, pensando che quelle cose terribili erano vicine nel tempo, contemporanee alla gioventù del nonno. 
AEGLE: Liceo. Due conferenze per le quinte sulle leggi razziali, due spettacolo teatrali (Io mi ricordo e Farfalle). Video dei sopravvissuti italiani (Memorie). Consegna di diplomi a ex allievi espulsi nel 38 perché ebrei, intitolazione della presidenza a ex preside ucciso ad Auschwitz.
ANGELA: Non voglio sembrare irriverente verso le vittime dell'olocausto. .per carità, ma non si può far lavorare tutto l'anno scolastico, moltiplicato per 13, su un solo evento della storia..se pur tragico.
STEFANIA: Chissà perché non parlano della tratta degli schiavi... ah già... non è successo in EUROPA!
CATERINA: In classe di mio figlio (ora fa la prima media) se ne è sempre parlato con dibattiti, approfondimenti, visione di film. Lo scorso anno Arrivederci Ragazzi. Oggi La ladra di libri.
TIZIANA: Media, non ne hanno parlato. Quando era alle elementari si
MARCO: Mia figlia, Quarto anno di Istituto tecnico professionale per il design e la moda. Roma. Intera giornata scolastica dedicata alla Giornata della memoria, con proiezioni, incontri, dibattiti ed esercitazioni in tema (preparazione di materiale e cartellonistica). 
STEFANO: All'Alberoni di Piacenza ovviamente SI.
FRANCESCA: Sì .mia figlia 3 a media . Hanno fatto serata teatro di lettura di testimonianze e facendo veder filmati toccanti.
ELENA: Noi ne abbiamo parlato. Come ogni anno. E quest'anno in particolare abbiamo organizzato uno spettacolo commemorativo in collaborazione col comune nella palestra della nostra scuola media e mandato in onda il 27 su Teleromagna mia canale 193. Magari lo si riesce anche a rivedere. Mia figlia, altra scuola e altra provincia, seconda elementare: ne hanno parlato con letture e disegni.
AGNESE: Mio figlio fa la seconda elementare (scuola statale in Piemonte) e si, hanno parlato della GdM (non so precisamente a quale livello di dettaglio) e hanno piantato un ulivo nel giardino della scuola.
MARIDDA: Sì. In quinta e seconda elementare. Il primo con visione a teatro dello spettacolo "Il bambino con il pigiama a righe", il secondo con letture in classe del diario di Anna Frank.
SIMONA: No. 4 elementare. 
NICOLETTA: Elementari sì tutte le classi. Sarzana.
MARC: Ciao Lorenzo. Mia figlia ha fatto le elementari in Italia fino alla terza ma non se ne è mai parlato. Adesso frequenta la seconda medi in spagna e lì invece se ne parla ( anche lo scorso anno in prima media ). Quest'estate quando è venuto a trovarmi in agosto, mi ha chiesto di prenderle il libro di Anna Frank anche in italiano...
PATRIZIA: insegno in un professionale, ieri siamo tutti andati a vedere "corri ragazzo corri" , ne abbiamo parlato, ne parleremo, le classi quinte sabato scorso hanno partecipato a un reading cittadino per la giornata della memoria. ogni anno se ne parla e ci si confronta. nel liceo di mio figlio hanno visto un documentario sui rapporti tra chiesa e nazismo, e miofiglio di 5 anni mi ha chiesto come fosse ilfilm, glielo ho raccontato frammisto ai ricordi dei racconti di mia nonna, sa che ci sono posti nel mondo dove i bambini sono meno fortunati e non hanno da mangiare,da vestire, c'è la guerra, come da noi tanti anni fa....i bambini non sono scemi
GIACOMO: Sì, io, insegnante di Lettere, l'ho fatto nelle mie classi, seconda e terza superiore. Ho portato un libro di Primo Levi e uno di Elie Wiesel, ho detto loro cosa è il Giorno della Memoria, cosa è successo e ho parlato con loro del perché.
GIACOMO: A Rimini abbiamo un progetto di livello nazionale che coinvolge elementari e medie e con uno sforzo speciale sulle superiori, di alto livello, con alta supervisione scientifica e molti eventi che durano ben più di un giorno. Non è solo "un evento tra tanti seppur tragico" ma un evento con elementi storici totalmente diversi da altri stermini e atrocità (che pure esistono numerose) che per questo richiede uno sforzo didattico speciale.
GAIA: Genova. Nella classe di mio figlio (seconda elementare) no, nell'istituto tecnico in cui insegno per fortuna ci sono due insegnanti che - malgrado l'ostruzionismo di altri docenti - si organizzano ogni anno per dedicare una giornata a questo tema coinvolgendo gli studenti a vari livelli. Una delle due è su Facebook, se ti può servire vi metto in contatto.
PAOLA: Piacenza. Io nella mia classe (una terza primaria) ne ho parlato partendo dalla lettura de "La portinaia Apollonia" di Lia Levi. Nella classe di mio figlio, invece, (una quarta primaria) nemmeno un cenno. 
ROSSANA: Se ti interessa anche il punto di vista di una docente, sì, nelle mie classi ne abbiamo parlato (superiori), lo facciamo tutti da anni, organizzando eventi, partecipandovi o semplicemente leggendo testimonianze, parlando con gli studenti, osservando immagini ... Insomma, in tutti i modi. Stessa cosa per la Giornata del Ricordo. E col minuto di silenzio al suono della campanella. Ma non si fa così dappertutto?
LUCIANA: Ti rispondo come mamma e come insegnante. Nella scuola Primaria di mio figlio Francesco ne hanno parlato, mentre nella scuola di mio figlio Lorenzo, che frequenta il primo anno di liceo scientifico, no. A casa peró ne abbiamo parlato a lungo insieme. Come insegnante ho parlato della Giornata della Memoria sia con i ragazzi dell'Istituto Tecnico dove la settimana scorsa sono stata supplente di Storia che con alcuni bambini delle Medie che frequentano la mia ora di alternativa all'insegnamento della religione. Abbiamo letto testimonianze e visto un film ("Train de vie").
LAURA: Settimana dedicata all'Olocausto e a tutte le persecuzioni razziali con documenti scritti e video. 2^ liceo